In Italia la pena di morte è stata abolita del tutto solo nel recente 1994.
Infatti, la Costituzione (entrata in vigore il 1 Gennaio 1948), che l’abrogò “per tutti i reati comuni e militari in tempo di pace”, la lasciò in essere nel codice penale militare di guerra, finché nel 1994 non venne sostituita anche in esso dalla pena dell’ergastolo.
Le ultime esecuzioni, tanto di civili quanto di militari, avvennero di fatto nel lontano 4 Marzo del 1947.
Nella Città del Vaticano la pena di morte venne introdotta coi Patti Lateranensi del 1929 per il solo reato di tentato omicidio del Pontefice, recependo la norma del Codice Penale del Regno d’Italia varata nel 1926 che prevedeva la pena di morte per il tentato omicidio del Re. Regno d’Italia che contestualmente sancì l’equiparazione del Pontefice al Re sul territorio nazionale limitatamente a quella fattispecie di reato. Fu poi cancellata dagli Statuti Vaticani da Paolo VI nel 1969 ma, per una sua rimozione dalla Legge Fondamentale del Vaticano, occorre attendere il motu proprio del 2001 di Giovanni Paolo II.
Non si può non notare come ad abrogare la pena capitale siano stati proprio gli unici due Papi ad aver subìto un attentato nell’era moderna (1).
(1) Paolo VI nel 1970 a Manila, Filippine e Giovanni Paolo II nel 1981 in Vaticano.
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Tra le fattispecie di reato più singolari per le quali uno Stato abbia previsto nel corso della sua storia la pena capitale c’è sicuramente quella applicata in Giappone fino al 1853: l’infrazione del divieto di espatrio a cui erano soggetti i suoi cittadini.