Essere ospiti in una casa privata o avventori di un locale pubblico e dover chiedere dove si trovi in bagno è sempre motivo di un certo imbarazzo, vuoi perché si deve comunicare di avere una necessità intima ad un estraneo, vuoi perché non si è mai sicuri di quale termine sia più corretto usare.
Eppure, come spesso accade per le cose “innominabili”, ogni lingua mette a disposizione un’infinità di sinonimi per quello che nasce come luogo con un’unica ed incontrovertibile finalità, ma che in tutte le culture finisce con l’assumere significati molto più profondi.
Ora, non ci pare tanto interessante stilare un elenco di tutti i modi di chiamare il bagno che l’italiano e le principali lingue occidentali forniscono, quanto analizzare l’etimologia di alcuni di questi perché hanno radici molto più nobili di quanto si possa pensare.
Partiamo da RITIRATA: termine militaresco storicamente utilizzato nelle caserme per indicare siffatti locali. Questa parola riprende il termine latino recessus che significa “luogo ritirato, nascosto” e che indicava nella case patrizie proprio la zona del bagno. Da esso deriva il termine “cesso” che tutti consideriamo volgare, ma che come si vede ha in realtà origini molto nobili. Ritirata non è altro che il corrispondente italiano del latino recessus, ma ciò che ne rende interessante il suo utilizzo in ambienti militari è proprio il suo significato figurato. E’ significativo che il militare scelga di chiamare il luogo deputato all’espletamento di funzioni fisiologiche, che il senso del pudore ci fa ritenere deteriori, con lo stesso termine che descrive la manovra che è quasi sempre sinonimo di inferiorità e che suscita per questo sentimenti di vergogna.
Tra i più popolari vi è poi il termine GABINETTO, dal francese cabinet (cabina, stanza da toeletta) e che indica qualsiasi stanza destinata ad un uso riservato e pertanto anche a “quell’uso”, tanto che l’uomo della strada associa quel termine ormai prevalentemente all’idea del bagno. Ciononostante, la parola gabinetto ha anche destinazioni ben più nobili quali quella di definire il Consiglio dei Ministri (che può essere anche detto Gabinetto di Governo) o organi istituzionali che di quest’ultimo agevolano le funzioni. Nel 1983, infatti, su iniziativa dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, venne istituito un vero e proprio organo ausiliario del CdM, detto Consiglio di Gabinetto, la cui funzione era quella di dare rappresentanza alle variegate anime politiche che lo componevano, da un lato, e dall’altro di riunire specifiche competenze al fine di fornire supporto all’azione di Governo.
E sempre a stanzini chiusi ci si riferisce quando si leggono le lettere WC sulle porte dei bagni di luoghi pubblici non eccessivamente raffinati nel mondo anglosassone e non solo. WC è l’acronimo di Water Closet, letteralmente uno stanzino dove scorre l’acqua.
Mentre, sempre oltre Manica, il termine LOO, ritenuto preferibile dalle classi agiate, ha in realtà origini meno raffinate di quanto si possa pensare. Sebbene la sua etimologia sia piuttosto controversa le possibilità sono quasi tutte molto dozzinali: 1) una lettura sgrammaticata del numero 100, quello della stanza dove nei palazzi con bagno in comune era tradizionalmente ubicato il bagno; 2) l’inglesizzazione dell’espressione francese Gardez l’eau!, monito che nei quartieri popolari veniva gridato per avvertire i passanti che qualcuno stava per svuotare un pitale dalla finestra; 3) ancora un adattamento di un termine francese, “bourdalou”che designava i vasi da notte per signora che venivano da queste occultati nei manicotti scalda-mani detti muffs (altro termine che ha assunto ai giorni nostri significati gergali di dubbio gusto e sul quale in questa sede sorvoleremo); 4) Louvre letteralmente “persiana” come le caratteristiche pareti di quei gabbiotti di legno che fungevano da bagni temporanei per le maestranze di cantiere o per fiere di paese. All’upper class inglese non resta che sperare che la quinta possibilità sia quella giusta e cioè che il termine LOO sia ripreso da una frase scherzosa di un personaggio dell’Ulisse di Joyce che si produce in un gioco di parole tra WaterLOO e water closet (1)
(1) “O yes, mon loup. How much cost? Waterloo. Water closet.”